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Dalla "Lezione di Anatomia" di Rembrandt al "Cavadenti" di Caravaggio, fino a Picasso, i capolavori dei gr25image003andi maestri sono spesso stati non solo espressione del loro eccelso talento ma anche testimonianza dell'evoluzione della medicina e della chirurgia. Per contro, il rapporto fra malattia ed opera d’arte è sicuramente meno noto ma trova, forse, la sua massima espressione nella “lucida follia” che ispira l’opera di Van Gogh, con l’incanto dei suoi colori splendenti o l’intima, struggente malinconia che promana delle sue sedie vuote. Partendo da queste semplici premesse, Carla e Giovanni hanno voluto spingerci verso una diversa lettura dell’opera d’arte, interpretandola attraverso i difetti fisici che l’hanno resa possibile. Per aiutarci in questo percorso hanno chiesto l’intervento del Professor Piero Steindler, dal 1985 professore associato in neuro oftalmologia presso la Clinica Oculistica dell'Università di Padova. Una guida perfetta per farci comprendere come la visione possa influenzare l'esecuzione di un'opera d'arte e come l'arte possa avere forti collegamenti con la visione. Chiaramente, in questa sintesi non è possibile riferire tutte le notazioni, gli spunti di riflessione offerti dalla brillantissima esposizione del Professor Steindler; sarà quindi necessario soffermare l’attenzione solo sugli esempi più eclatanti che sono stati indicati.

 

25image002Pensando alle patologie della vista, il primo pensiero non può che andare all’intimo dramma che sconvolge la vita di un pittore che avverte il progressivo deterioramento del senso più necessario all’esercizio della propria arte. E’ un dramma pienamente percepibile nell’autoritratto di Rosalba Carriera, risalente probabilmente al 1746, anno in cui l’artista volle sottoporsi a un'operazione alla cornea, con esiti negativi e complicazioni ulteriori che aggravarono la sua cecità fino a farla divenire totale. Il volto severo, scavato, lo sguardo duro e incupito denunciano lo stato d’animo della pittrice, che ebbe la forza di ritrarre anche gli effetti della sua malattia. Un esame attento del dipinto svela l’eterocromia delle iridi, un leggero strabismo e la rappresentazione quasi fotografica delle imperfezioni che stavano compromettendo la funzionalità dell’occhio destro.

Si deve però dire che, fortunatamente, la storia dell’arte è piena di esempi di artisti cha hanno messo all'opera le risorse della loro immaginazione e del loro sapere per superare gli handicap della malattia.

E’ il caso di Giovanni Francesco Barbieri, detto “il Guercino” (1591 – 1666) o di Giuseppe Abbati (1836 – 1868) che riuscirono a compensare la loro visione monoculare, piatta della realtà allungando la prospettiva e sfruttando l’effetto del “gradiente di colore” che permettevano di dare profondità ai loro quadri.

25image008E, in questo ambito, come non citare Claude Monet che seppe quasi “sfruttare” il progressivo aggravarsi della cataratta dalla quale era affetto per reinterpretare gli stessi soggetti dando loro una nuova vita capace di suscitare nell’osservatore sensazioni, emozioni sempre diverse. Possono essere il “Giardino delle ninfee”, la “Cattedrale di Rouen” o, ancora, il “Parlamento di Londra”, tutte opere che, nelle loro repliche, dimostrano la progressiva diminuzione delle possibilità visive ma che non perdono nulla del proprio fascino e della loro poetica cromatica e rappresentativa.25image006

Un caso estremo di vita artistica condizionata dalla patologia visiva è quello di Charles Meryon (1821 – 1868), costretto dal daltonismo ad abbandonare la pittura per passare all’incisione. Il suo unico quadro, il famosissimo “Il vascello fantasma”, con la predominanza di colori tendenti al blu o al giallo, dimostra chiaramente l’influsso della malattia sulle sue possibilità pittoriche.

25image010Ma esistono anche altre patologie che hanno caratterizzato altre opere d’arte, dando loro uno specifico significato psicologico che, superando le problematiche personali dell’artista, ha dato loro un afflato universale, capace di interpretare le ansie, le paure di tutto il mondo. In questo ambito non è possibile non ricordare l’avvelenamento da piombo (saturnismo) di Goya che, nel suo “periodo nero”, iniziato con la perdita dell’udito (1792), riesce a rappresentare il lato oscuro dell’animo umano, con tutta la sua carica di violenza e la sua angoscia, conseguenze dell’evolvere imperscrutabile della vita. Un altro esempio di somma “patologia artistica” è sicuramente rappresentato dalla schizofrenia che connota la produzione di Munch e che raggiunge il suo apice con “L’urlo”, che condensa in un’immagine l’incapacità dell’uomo di accettare sia il mondo sia la propria esistenza.

25image012Non si può concludere questa rapida carrellata, che rappresenta solo in minima parte quanto trasmesso alla platea degli astanti dal Professor Steindler, senza parlare della “xantopsia” di Van Gogh, un disturbo visivo consistente nella prevalenza visiva del colore giallo e derivante dall’assunzione prolungata di una pianta, la Digitalis purpurea, una volta usata per curare epilessia e gli altri disturbi convulsivi di cui soffriva il pittore. Anche di fronte a questi quadri non sappiamo se compiangere l’artista, per l’indubbia sofferenza fisica e psicologica provocata dalla malattia, o, egoisticamente, compiacerci per la possibilità offertaci di provare emozioni così intense contemplando le sue opere. 25image014

Probabilmente questo dilemma ha toccato tutti i più di 150 ospiti che affollavano la sala ristorante, numero veramente rilevante che rimarca il livello di empatia ormai instauratosi fra Magna Grecia e Società patavina.

Fra di Loro, spiccava la presenza del Questore di Padova, Dr. Gianfranco Bernabei, accompagnato dalla Signora Lucia, che, accogliendo l’invito del nostro Presidente, Magg. Gen. Giovanni Dr. Angileri, ha implicitamente sottolineato i forti legami che l’Associazione ha saputo instaurare anche con le Istituzioni cittadine.

Una particolare citazione va al ristorante La Bulesca che, come al solito, non ha tradito le aspettative dei presenti contribuendo, sotto l’aspetto ambientale e gastronomico, alla piena riuscita della serata.

Roberto Giacalone


 

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