Con l’approssimarsi della Pasqua, Magna Grecia non poteva non avvertire il richiamo proveniente dal Sud Italia, un’area in cui le celebrazioni toccano momenti di particolare intensità che, storicamente, ha contagiato altre contrade, non solo italiane. In merito, Luigi Montenegro, giornalista e studioso di riti religiosi, ha recentemente posto l’accento sulla matrice italiana delle manifestazioni che connotano la Settimana Santa spagnola, che attirano migliaia di turisti da tutto il mondo ma che, con le loro coreografie, rimandano inequivocabilmente alle sacre rappresentazioni siciliane. Altre fonti parlano invece di una “primogenitura” spagnola di queste processioni, collocandone l’origine nella penisola iberica. Comunque ed indipendentemente dal “luogo di nascita”, le forti assonanze esistenti non sottolineano solo una comune matrice culturale ma rappresentano anche la visibile testimonianza di un generalizzato “sentire” religioso, quasi una plastica dimostrazione dell’afflato universale che definisce il pensiero cristiano, permeando le società che vi si riconoscono.
Per illustrare sia la valenza culturale sia la forte carica emotiva che connotano le celebrazioni della Settimana Santa, Carla e Giovanni Angileri ci hanno offerto due diverse chiavi di lettura, entrambe scarne, essenziali, quasi psicoanalitiche.
La prima centrata sulle immagini, frutto della ricerca appassionata di Ornella Francou e del suo indiscutibile talento fotografico, che illustrano visivamente il pathos con cui vengono vissute le varie manifestazioni che si svolgono il Sicilia ed in Puglia. Immagini registrate della fede, devozione, durante la celebrazione di riti antichissimi che, fra l’altro, hanno contribuito ad amalgamare e tenere unito il Sud Italia.
La seconda che, sfruttando la recitazione ieratica della Compagnia de “gli Inesistenti”, ha portato in scena la piece “L’impostore” del Maestro Mario Simonato, suscitando intense emozioni, quasi una partecipazione empatica al dramma del calvario di Cristo, cioè di un Dio che si fa uomo per assumere sulle sue spalle tutti i peccati del mondo.
Ma cerchiamo di rivivere, nei dettagli, l’intensità della serata. Ornella, in una rapida carrellata, ha portato sullo schermo i suoi fotogrammi per farci immergere in cinque diversi ambiti che illustrano la comune profondità del sentimento religioso. Da Trapani a Marsala, da Caltanisetta a Enna, fino a Taranto ha percorso l’Italia profonda ed affascinante per cogliere gli istanti più intensi delle processioni e dei riti sacri che da oltre 400 anni, pur modificati nella componente spettacolare, hanno mantenuto inalterati i valori spirituali.
Trapani ed i suoi “Misteri”, una manifestazione nata nei primi anni del 17° secolo quando, dopo il Concilio di Trento, alla drammaturgia teatrale delle prime rappresentazioni sacre che si svolgevano nel chiuso delle “casazze”, si sostituì quella figurativa delle processioni nelle quali ciascuna delle 20 categorie artigiane (pescatori, ortolani, macellai, tessili, salinai, etc.) ottenne di poter portare in processione un proprio “gruppo” statuario, avente come tema episodi del Vecchio o del Nuovo Testamento. Per la realizzazione di questi gruppi non si ispirarono alle raffigurazioni classiche ma ai sacri testi o ai vangeli apocrifi.
Marsala con i suoi “Misteri viventi”, dove la sacralità della Passione non si è trasformata in una rappresentazione iconografica ma ha mantenuto una propria drammaticità teatrale, con attori che impersonano i vari personaggi e con popolani delle varie Confraternite, le “comparse” che affollano la scena.
Caltanisetta, dove ogni giorno della Settimana Santa è connotato da una diversa rappresentazione, iniziando la Domenica delle Palme con la rievocazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Di particolare rilievo la processione del Mercoledì, detta della “Real Maestranza”, che nasce nel 1551, quando la milizia, incaricata difendere Caltanissetta in caso di invasione dei Turchi, venne autorizzata a salutare, armata di archibugi e picche, l'ostensione del Santissimo Sacramento, che veniva mostrato dal parroco alla folla. In quel momento la “Maestranza” sparava a salve con gli archibugi per rendere l'onore delle armi. Partecipano alla processione 19 “Varicedde”, piccoli gruppi statuari che, in formato ridotto, rappresentano le grandi “Vare” che sfileranno il Giovedì Santo.
Enna, per commemorare la passione e morte di Gesù Cristo, le 16 Confraternite, composte da più di 2500 “confrati”, il venerdì escono in processione ciascuna partendo dalla chiesa dove ha sede per dirigersi al Duomo. I confrati, che ora sfilano incappucciati, nella tradizione popolare prendono il nome di “Nudi” o “Ignudi”, poiché la prima volta che il simulacro della Madonna giunse ad Enna fu trasportato in spalla da agricoltori, i quali indossavano solo un pezzo di stoffa che fungeva da perizoma. Da notare la partecipazione alla processione di un gallo vivo e riccamente ornato, che vuole ricordare la “rinnegazione di Pietro”, che per tre volte – prima che il gallo per due volte canti, come profetizzato da Gesù – nega, davanti ad una serva che era convinta di averlo riconosciuto, di essere un discepolo.
Taranto; la tradizione tarantina vuole che il giorno della domenica delle Palme si svolga l’asta tra le confraternite per l’aggiudicazione dei simboli della Settimana Santa, le statue che verranno portate in processione e che saranno precedute e seguita da coppie di penitenti, a piedi nudi e incappucciati, che percorreranno le vie cittadine facendo sosta in ogni sepolcro lungo il loro percorso. Sono i perdoni, in tarantino “perdune”, e simboleggiano i pellegrini che si recavano a Roma in cerca del perdono di Dio. Per inciso, quest’anno la somma raccolta durante l’asta, che verrà devoluta per l’assistenza ai bisognosi, ammonta a circa 110 mila Euro.
All’illustrazione di queste manifestazioni, che coinvolgono migliaia di persone, ha fatto riscontro la recita drammatica de “L’impostore”, che vuole proporsi come momento di riflessione e meditazione sul mistero più insondabile della nostra fede, vale a dire sull’enigma di un Dio precipitato fra noi a sopportare tutto il peso della “terrestrità”, per dirci che l’unica risposta alla nostra impostura è il perdono, che nasce e riposa sull’amore..
L’austerità della scenografia ha sottolineato la solitudine esistenziale di un Dio, fatto uomo, che deve combattere prima con un demonio che, sotto spoglie femminili, tenta la sua carne e, poi, con una pletora di individui che lo spingono a tradire la missione di sacrificio affidatagli dal Padre, invitandolo a palesare la sua onnipotenza divina con un miracolo che lo affranchi dalle sofferenze impostegli. Ma, come ci hanno detto gli “Inesistenti”, solo “la fragilità della fede vuole il miracolo” e pertanto l’evento, invocato dagli aguzzini in tono dispregiativo, si verificherà solo con la resurrezione.
La folta platea che affollava il Ristorante “La Bulesca” ha salutato con scroscianti applausi sia Ornella Francou e le sue stupende immagini sia “Gli inesistenti” e la loro sofferta, rappresentazione. Fra i presenti, spiccava la figura del, Dr. Gianfranco Bernabei, Questore di Padova, accompagnato dalla Signora Lucia. Per aver assolto in precedenza lo stesso incarico a Matera, il Dr. Bernabei può essere considerato, a pieno titolo, Socio Onorario dell’Associazione Magna Grecia.
Ovviamente, ma è quasi inutile ripeterlo, la serata è stata sapientemente completata dagli squisiti piatti di una eccellente Cucina (la C maiuscola non è un refuso).
Roberto Giacalone