Con il consueto tempismo che li caratterizza, Carla e Giovanni hanno pensato di far assaporare ai partecipanti alla cena degli auguri organizzata da Magna Grecia un “assaggio” delle ormai incombenti Festività e, per entrare più compiutamente nel clima natalizio, hanno chiamato il coro della “Cappella Musicale della Beata Vergine”, diretto dal Maestro Nicola Rampazzo. Un breve cenno all’imponente curriculum vitae del Maestro: diplomato in canto presso il conservatorio Venezze di Rovigo e dopo aver superato il biennio abilitante per la formazione di docenti di Educazione Musicale presso il Pollini di Padova, ha iniziato la propria collaborazione con molteplici formazioni italiane di musica antica ed approfondito lo studio di tecnica vocale e la direzione del canto gregoriano frequentando innumerevoli corsi (che non elenchiamo perché troppo numerosi). Per chiudere il cerchio sulla Sua preparazione musicale diciamo che sa suonare flauto dolce, chitarra, pianoforte ed organo.
Il Coro della “Cappella Musicale della Beata Vergine”, nato nel 1997 e costituitosi come Associazione musicale nel 2004, rappresenta ormai un punto fermo nell’universo della musica sacra veneta ed è noto, oltre che per la raffinatezza dei canti che propone, per la accuratezza delle esecuzioni, spesso accompagnate da musicisti di indubbio valore, qualità che tutti hanno potuto apprezzare seguendo la scaletta di Canti Natalizi proposti.
Ma cerchiamo prima, con un rapido cenno, di scoprire l’origine di questi canti che, comunemente, associamo all’asilo o alla scuola elementare, dove ci sono stati insegnati. Approfondendo l’argomento scopriamo che alcuni studiosi fanno risalire la lontana origine di queste composizioni alle nenie pagane che venivano intonate in inverno, per chiedere agli dei il ritorno del sole e di temperature più miti. Quest’usanza divenne poi cristiana con l’istituzione stessa del Natale e, più precisamente a Roma, nel 129 d.C. quando, nel corso della messa del 25 dicembre, venne proposto il canto “Inno dell’angelo”. Un altro canto di Natale conosciuto nella Chiesa latina era il “Veni, Redemptor Gentium” (Vieni, Redentore delle Genti), composto da San Ambrogio, vescovo di Milano (340-397). Ma questi primi inni non avevano nulla del tono gioioso dei canti popolari composti successivamente. Erano canti densi, solenni e teologici, che trasmettevano le dottrine sull’incarnazione e sulla Redenzione ma non ricreavano lo scenario della realtà umana della nascita del Cristo. Si consideri che, inoltre, i versi che componevano questi “inni liturgici” erano scritti in latino, comprensibili nell’ambito di ristrette elite, ma lontanissimi dal linguaggio “volgare” che era comunemente parlato dal popolo. Per vedere l’avvio della tradizione popolare dei Canti di Natale dovremo attendere i discepoli di San Francesco che, a metà del 13° secolo, avendo compreso e fatto propria la semplice sacralità del Presepe, propongono i primi inni scritti nella lingua locale e rievocanti la scena della Natività e il Cristo stesso con calorosa familiarità. Sono canti in cui il Figlio di Dio è chiamato “Nostro dolce fratellino”, o con diminutivi affettuosi come “bambolino”, “piccolino”, “Jesulino”; entrano in ogni casa e diventano parte integrante della sacralità domestica con cui viene celebrato il Natale. E’ una tradizione che si è rapidamente diffusa in tutto il mondo occidentale, basti pensare alle “Christmas Carol” della tradizione anglo-americana.
Ma veniamo ai canti più famosi, che tuttora vengono insegnati ai nostri figli e che possiamo ascoltare in chiesa o in quella miriade di spot pubblicitari che tentano, spesso con successo, di mercificare anche la Natività.
In Italia il più noto è sicuramente “Tu scendi dalle stelle”, composto nel 1754 dal Vescovo partenopeo Alfonso Maria de’ Liguori, anche se gli esegeti della musica sacra ci dicono che il canto è la traduzione, dal napoletano in italiano, di una precedente composizione del Vescovo dal titolo “Quanno nascette Ninno”.
E’ un canto sicuramente molto noto anche al di fuori dei confini nazionali, ma che non ha raggiunto la popolarità di “Stille Nacht”. Composta nel 1816 da padre Joseph Mohr, “Stille Nacht! Heilige Nacht!” (Astro del Ciel), viene cantata per la prima volta durante la vigilia di Natale nel 1818, accompagnata dalla musica di Franz Gruber. Il canto è una ninnananna per neonati, che spinge il bambino a dormire “nella pace del cielo”. Questo canto così semplice è diventato uno dei favoriti e tra i più cantati al mondo ed è stato tradotto in più di 140 lingue. Chiudiamo la parentesi storica citando la famosa Jingle Bells, composta nel 1857 da due autori americani ed originariamente dedicata alla celebrazione del Giorno del Ringraziamento. La sua interpretazione da parte di famosi cantanti come Frank Sinatra e Louis Armstrong l’hanno trasformata in una delle Carols preferite in tutto il mondo.
Tornando alla serata degli auguri, il Coro della “Cappella Musicale della Beata Vergine” ha eseguito un’ampia di canti facenti parte del proprio repertorio, spaziando da brani del ‘400 sino a musiche più note dell’800 e toccando, sotto l’aspetto geografico, la Germania, la Francia, l’Argentina e l’Italia cioè aree caratterizzate da diverse sensibilità musicali. Quasi ovvi gli applausi che hanno fatto da contrappunto ad ogni brano e che si sono trasformati in ovazione al termine della performance.
Fra i 175 convenuti che si sono immersi nelle atmosfere mistiche propiziate dal Coro ci piace citare il Consigliere Andrea Fiorentin, intervenuto in rappresentanza del Sindaco di Padova Sergio Giordani, a testimonianza della sempre maggiore attenzione che le Autorità locali dedicano a realtà culturali, quali Magna Grecia, presenti ed attive su tutto il territorio. Citiamo inoltre la gradita presenza dell'Assessore alla cultura Andrea Colasio.
Abbandonate le alte vette della musica sacra, la sempre prelibata cucina del Ristorante La Bulesca ha riportato tutti a più prosaiche delizie terrene che, anche se non accolte da applausi, hanno pienamente soddisfatto i presenti.
Roberto Giacalone