Prima di iniziare a ricordare e rivivere un’impareggiabile serata musicale, è tristemente doveroso dedicare un pensiero affettuoso ad un amico che ci ha lasciato. I due mesi trascorsi dall’incontro di pre-natalizio al 17 febbraio sono stati caratterizzati da un evento che ci ha profondamente colpito, la scomparsa di Sergio Scimeca, un compagno che si era trasformato in un simbolo della nostra Associazione. A Lui va il nostro sentito ricordo ed alla Sua Famiglia la nostra vicinanza. Coraggio Giulia, Ti siamo accanto !
Lasciando le notazioni tristi e venendo alla serata trascorsa, dobbiamo rilevare che Magna Grecia non ha abbandonato il mondo delle note e, dopo averci fatto assaporare le dolci “carol” che caratterizzano il Natale, è entrata con decisione nell’empireo della musica classica, proponendo ai Suoi ospiti un incontro con quelle “eccellenze” che ne hanno ampliato i confini al limite del sublime. Per permettere a tutti di comprendere pienamente il mondo di Brahms, Bizet, Rachmaninov, Rossini (solo per citare i più famosi), Carla e Giovanni sono riusciti a “catturare” due pianisti di fama internazionale, Franco Angeleri e Micaela Mingardo, che hanno saputo creare atmosfere ora rarefatte ed eteree, ora corpose e vivaci, affascinando i 190 amici convenuti alla Bulesca. Poche righe per parlare dei due protagonisti della serata, una coppia affiatata non solo sul palco ma anche nella vita.
E’ difficile comprimere in poco spazio gli eccezionali curricola dei due artisti.
Franco Angeleri, si è diplomato con la massima votazione, la lode e la menzione speciale a Padova, ha vinto numerosissimi premi in Italia ed all’estero e si è esibito oltre che in Italia ed in Europa, nelle Americhe, in Giappone e Sud Africa come solista, con orchestra e in duo, con Micaela Mingardo. Già Titolare di Cattedra di Pianoforte Principale presso i Conservatori di Bologna, Venezia e Padova è ora Direttore della Fondazione Musicale “Masiero e Centanin” e del Museo di Pianoforti antichi di Arquà Petrarca.
Micaela, diplomata a soli 16 anni al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, ha un “cursus honorum” non meno imponente. Numerose e brillanti sono le sue affermazioni a Concorsi nazionali e internazionali. La sua attività l’ha portata ad esibirsi come solista, con orchestra, in Duo pianistico con Franco Angeleri, in Duo con il figlio violinista Giovanni Angeleri, nei principali Paesi d'Europa e delle Americhe, in Sud Africa, Turchia, Giappone, ed a partecipare in quei Paesi a trasmissioni radiofoniche e televisive. È titolare di cattedra di Pianoforte principale al Conservatorio di Padova.
Ma veniamo alla serata offertaci da Magna Grecia in cui, fra l’altro, abbiamo potuto apprezzare, oltre all’ottima cucina, anche l’altrettanto ottima acustica garantita dalla sala della Bulesca.
Il repertorio scelto spaziava da Rossini a Rachmaninoff, offrendo alla platea una panoramica completa della migliore musica da camera dell’ottocento e dei primi del ‘900, legata a “Balli e danze nel mondo”, cioè agli aspetti più accessibili di questo genere musicale, “elitario” per definizione.
L’esibizione è iniziata con un tema già trattato in una precedente riunione di Magna Grecia, una “tarantella” vista nella sua trasposizione "colta" più famosa, composta per pianoforte da Gioacchino Rossini ed intitolata “La danza”, che poi fu arrangiata per esecuzione orchestrale, insieme ad altri brani pianistici di Rossini, da Ottorino Respighi nel secolo XIX.
Ha fatto seguito un valzer, “Le Bal – La palla”, l’ultimo di un gruppo di dodici pezzi, per pianoforte a quattro mani, facenti parte dell’opera 22 chiamata Jeux d'enfants ("Giochi di bambini") composti da Georges Bizet nel 1871.
Ancora valzer con 2 brani dell’Opera 39 di Brahms, un complesso di 16 brani che recuperano le atmosfere del Ländler (danza popolare tedesca simile al valzer) più che dell'astratto valzer viennese. Sempre con Brahms siamo giunti alla 1^ di quelle “danze ungheresi” che il giovanissimo (19 anni) Johannes compose a partire dal 1852, probabilmente sotto l’influenza del violinista ungherese Eduard Réményi, compositore di musiche zigane.
Subito dopo, con il “Pas espagnol”, è stato riportato alla memoria di tutti un altro grande musicista, Gabriel Faurè, che con questo brano conclude la suite del “Jardin de Dolly”, opera composta in onore di una bambina, la figlia minore della sua amante Emma Bardac. Il brano rappresenta una delle pochissime pagine di genere della sua opera. Un pezzo scintillante di gioia, ritmi e di colori che, secondo alcuni critici, si ispirerebbe ad un bronzo equestre firmato da Emmanuel Fremiet, suo suocero.
Siamo poi passati all’ascolto della famosa danza cubana “Habanera” di Moszkowskj, uno dei più grandi virtuosi del tardo Rinascimento europeo. Da notare che da questo brano vengono fatte derivare due danze che diventeranno popolari e note in tutto il mondo, il tango e la rumba.
Il concerto si è concluso con due Polke.
La prima, “Polka Italienne”, si basa su una melodia che Rachmaninoff aveva sentito suonare agli inizi del 1900 in Italia con un vecchio organetto. Gli piacque all’istante e la trascrisse per pianoforte non appena tornato in hotel. L’edizione per pianoforte a quattro mani oggi viene considerata edizione originale. Il compositore e arrangiatore tedesco Stefan Schwalgin ha creato una nuova versione accuratamente rielaborata e sapientemente strumentata che soddisfa le circostanze e le esigenze di una moderna orchestra e valorizza la “Polka Italienne” in meravigliosi movimenti di fiati.
La seconda, la Trisch-Trasch Polka di Strauss del 1858, fa parte del complesso di quasi 60 polke composte dal Maestro e venne presentata per la prima volta al pubblico il 21 novembre del ’58. Il nuovo lavoro fu un successo sensazionale e il Wiener Allgemeine Theaterzeitung, nella sua edizione del 27 novembre 1858, parlava dello “… enorme successo della Tritsch-Tratsch-Polka di Johann Strauss, che è stata ricevuta con gli applausi più tempestosi … non si vedeva una composizione di tale freschezza, divertente e piccante strumentazione da anni”.
C’è da dire che il 17 sera gli applausi che hanno accompagnato l’esibizione dei due Maestri non sono stati indirizzati solo all’ultimo brano proposto, ma hanno punteggiato con intensità costante tutto il repertorio di cui ci hanno fatto dono, segno evidente di un apprezzamento generalizzato che non può mancare quando … “la classe non è acqua”!
Un’ultima notazione che riguarda direttamente Carla e Giovanni; nel corso della serata ha avuto modo di esibirsi anche la loro tredicenne nipotina Anna Laura che, all’impegno scolastico, somma la passione per il pianoforte ed ha eseguito un adagio di Chopin. Personalmente posso esprimere un solo giudizio: mi spiace veramente perché, fra quindici – venti anni, per età non potrò assistere alla sua esibizione quando, come protagonista, delizierà gli aderenti a Magna Grecia che saranno presenti.
Roberto Giacalone