La conferenza, tenuta da due bravi relatori Matteo Bevilacqua per la parte storica e Giulio Fanti per la parte scientifica, si è rivelata molto interessante e determinante per una conoscenza più approfondita dell’argomento trattato.

La Sindone è un tessuto di lino che mostra l’immagine di un uomo gravemente ferito, è l’oggetto archeologico più studiato al mondo. Il rilevamento della posizione è tipico di un uomo morto in croce con segni evidenti dei chiodi da cui è stato trafitto; sono circa 370 le ferite soprattutto nella schiena.

Da dove viene la Sindone? Sono stati individuati diversi siti, tra cui l’India; tre campioni provengono da laboratori dell’Arizona, di Oxford e di Zurigo.

L’università di Padova ha fatto ricerche per la datazione della Sindone, anche se si può dire quasi con certezza che essa arrivò a Gerusalemme nel ’33 o nel ’34 d.C.

Di fronte ai dubbi sulla veridicità della Sindone ci sono varie ipotesi tutte attendibili. Le macchie di sangue non mostrano segni di putrefazione, ma anzi da esse si può arrivare alla esatta posizione di Gesù sulla croce. E’ anche vero che, secondo Giovanni, Nicodemo spalmò il corpo di mirra e aloe e ciò ne ha permesso la conservazione nel tempo. E’ sicuro che Gesù ha portato la croce, perché ci sono segni sulla spalla destra leggermente abbassata, è caduto più volte, quindi segni di contusione, è morto in croce, in quanto la testa appare inclinata. C’è la certezza della flagellazione e l’ipotesi più attendibile è quella dell’effetto corona. Non è rimasto molto tempo nel sepolcro e questo sempre secondo Giovanni ci può far credere nella resurrezione.

Le relazioni hanno suscitato molto interesse per l’argomento trattato in maniera più scientifica che storica con molta padronanza e ha indotto a riflessioni e a ripensamenti soprattutto per una frase di Papa Giovanni Paolo II considerata quasi il suo testamento: “Quando tutto crolla dentro di noi, l’unico essere indefettibile è Gesù”.

La serata si è conclusa, come al solito, con una ricca e succulenta cena ed un plauso particolare va dato alla Bulesca, alla bravura dei cuochi e dei camerieri.

Ci auguriamo che ci possano essere in futuro altre serate, belle e interessanti come questa.

(Maria Antonietta Romano)