E quindi uscimmo a riveder le stelle

Pensando alla cultura greca ed ai suoi tanti aspetti che tuttora ci affascinano ce ne è uno che coinvolge mito, riti, poesia e religiosità e che fa da sfondo alla concezione di vita dei greci: la Luce. Sono molte le figure mitologiche e cultuali che la ricordano ma possiamo dire che la più affascinante è quello incarnata da Efesto, divinità del fuoco, delle fucine e della metallurgia. La sua figura era così importante proprio perché grazie alla sua azione e al suo lavoro nelle fucine dell’Etna, la Luce diveniva elemento quotidiano, usuale, familiare, più vicina alla sensibilità di tutti. In tempi più moderni è nata l’espressione “Vedere la luce in fondo al tunnel”, dove il termine “luce” non perde il suo connotato di elemento vitale ma incorpora il valore di “spes”, speranza di uscire da una situazione angosciante, drammatica, lasciandoci alle spalle una profonda notte infernale per ritornare alla vita, per immergerci nuovamente nel rischiaramento onnicomprensivo legato ai raggi solari. Con questo intento la Presidentessa di Magna Grecia, Carla Liguori, ha organizzato l’incontro conviviale del 30 ottobre, quasi per enfatizzare la prospettiva di essere prossimi all’uscita dal tunnel pandemico e di poter presto riprendere, alla luce del sole, la vita usuale, ristabilendo quei contatti umani, sociali e culturali che, da sempre, hanno caratterizzato l’homo sapiens, differenziandolo dagli altri “primati dotati di pollice opponibile”, e che rappresentano uno dei motivi fondanti dell’Associazione. Poiché l’incontro è avvenuto di sera, per sostituire il sole è stato scelto un locale, il Ristorante Villa Liviangior di Montegrotto, che indubbiamente brilla di luce propria nel panorama dei Colli Euganei e che ha offerto a tutti i convenuti un menù semplice ma sicuramente raffinato la cui degustazione è stata preceduta da due momenti particolarmente sentiti e commoventi.

Ha iniziato Carla che, con toni vibranti, ha inizialmente presentato la serata interpretando il sentimento, che doveva animare tutti i presenti, di aspettativa fiduciosa nel futuro e nel conseguimento del ritorno alla normalità e poi, vinta dalla commozione, ha ricordato il marito, Gen. Giovanni Angileri, fondatore, Presidente ed ANIMA dell’Associazione, recentemente scomparso.

Itaca

Successivamente la socia Rosalba Pistorio ha letto, con toni appassionati ed intensi la poesia “Itaca”, scritta nel 1911 da Costantino Kavafis. Per l’Autore il viaggio verso l’isola rappresenta lo scorrere della vita che deve seguire il suo corso e non deve essere affrettato, per saper prendere in considerazione ciò che accade e poi lasciarsi trascinare dalla Necessità, di fronte alla quale anche gli dèi dell’Olimpo chinano il capo. Itaca è l’isola remota verso la quale tendere, non alla ricerca di ricchezza ma per conquistare l’esistenza. Durante il viaggio il pensiero costante deve essere l’arrivo perché è ciò che ci salverà nella selva oscura. Collegando il pensiero di Kavafis ai giorni nostri, si può dire che Itaca è l’approdo sicuro, la casa in cui arrivare, riscaldarsi davanti al fuoco e vivere serenamente anche le avversità che la sorte ci riserva, sicuri che sarà possibile … riveder le stelle.

La Siria

Dopo l’intermezzo poetico, è iniziata un’ottima cena al cui termine ha preso la parola il socio, Dottor Mustafà Kilzie, che ha illustrato, con parole ed immagini una tragica realtà che il mondo sta vivendo da svariati anni, la guerra in Siria; una realtà che il Dottor Kilzie conosce e vive con particolare angoscia perché riguarda la Sua Terra Natale. Prima di entrare nel merito del tema trattato, è doveroso spendere due parole per illustrate il curriculum del Relatore, per poterlo conoscere meglio. Nasce ad Aleppo (in arabo: حلب‎, Ḥalab) e si laurea in medicina a Padova, dove esercita la professione, svolgendo vari incarichi, per 44 anni. Da 25 anni si dedica al volontariato con l’Associazione “Medici in strada”, i cui componenti offrono un servizio continuativo e gratuito di assistenza medica a tutti i cittadini. Per inciso, il Presidente dell’Associazione per la Provincia di Padova, Carmelo Lo Bello, è socio di Magna Grecia ed era presente all’incontro. Ma veniamo al tema della serata, “La Siria oggi”. Lo stato di conflittualità siriana inizia nel marzo del 2011, quando molti oppositori di Bashar al-Assad, fra i quali la componente curda della popolazione, iniziano a manifestare contro la sua dittatura e si trasforma in vera e propria guerra civile/religiosa nel 2012, con l’avvio dei bombardamenti sui villaggi caduti nelle mani degli insorti. Lo stato di belligeranza si è rapidamente aggravato a causa anche dell’intrinseco stato di conflittualità che caratterizza molti paesi arabi. In particolare sostengono Assad, che appartiene all’ala alwita-sciita dell’islamismo, l’Iran, che può essere considerato il Paese al vertice dello “sciitismo”, e gli Hezbollah libanesi . Per contro appoggiano e sostengono i rivoltosi gli stati sunniti (Arabia Saudita, Qatar), e la Turchia In ambito internazionale si deve riscontrare una profonda spaccatura tra Stati Uniti, Francia e Regno Unito, che hanno espresso sostegno ai ribelli, e Cina e Russia, che invece sostengono il governo siriano sia in ambito diplomatico che militare. I nove anni di conflitto hanno ridotto allo stremo la popolazione che è passata dai 24 milioni del 2011 agli attuali 13 milioni, una drastica riduzione dovuta al numero di morti, circa 1 milione, ed al continuo esodo dal Paese verso lidi più sicuri. Il quotidiano “La Repubblica”, in un articolo del 14 marzo 2021 ha pubblicato che “sono 5.5 milioni i rifugiati siriani in oltre 130 paesi del mondo. Il 70% di loro vive in condizioni di totale povertà, senza accesso al cibo, all'acqua e ai servizi basilari per la sopravvivenza.” A questi vanno aggiunti i 6 milioni di sfollati interni, che non godono di una situazione migliore, ma che hanno pensato di lasciare le campagne per trovare rifugio ed assistenza in aree ritenute più sicure; ad esempio, Damasco è passata da 4 a 6 milioni di abitanti. Questi massicci spostamenti hanno avuto effetti drammatici sull’economia della nazione che, oltre ad aver accumulato debiti cospicui con Russia ed Iran, ha visto:

  • la chiusura, per distruzione, danneggiamento, abbandono o vendita, di gran parte delle sue industrie medio - piccole;
  • l’esodo all’estero delle sue industrie di maggiori dimensioni;
  • l’abbandono dei campi da parte dei contadini, perdendo così non solo l’autosufficienza alimentare ma subendo anche il crollo delle proprie esportazioni. Si pensi che la Siria era il terzo produttore mondiale di olio ed ha perso completamente il proprio mercato estero;
  • la perdita delle proprie riserve petrolifere, ubicate in aree controllate dai Curdi, protetti dall’ombrello americano;
  • un tragico e globale impoverimento della popolazione.

Possono dirsi tragici anche gli effetti sulla situazione sociale che, oltre ad aver visto la scomparsa della classe intellettuale, ha dovuto subire la chiusura di quasi tutte le scuole di ogni ordine e grado. A questa angosciosa carrellata di informazioni ha fatto seguito la visione di un considerevole numero di immagini della città di Aleppo, la cui drammaticità è stata esaltata dall’alternanza di diapositive della città risalenti al 2010 ed attuali. La fine della proiezione è stata seguita da un sentito applauso che voleva anche sottolineare una particolare vicinanza all’animo dell’oratore, visibilmente scosso sia dalle immagini sia dalle parole che aveva pronunciato con commozione. Prima di concludere questa “cronaca della serata”, mi siano consentite alcune considerazioni personali. Vagando per Internet, al termine “Primavera Araba” (https://it.insideover.com/schede/politica/che-cos-e-la-primavera-araba.html) è possibile leggere la seguente definizione: “… si indica un insieme di proteste estese nel mondo arabo nel 2011. Partite dalla Tunisia, ben presto le “primavere” determinano il crollo di numerosi rais. Da Ben Ali in Tunisia a Mubarack in Egitto, passando poi per Saleh nello Yemen e Gheddafi in Libia. Inoltre la primavera araba determina l’innesco della guerra civile in Siria”. Continuando la ricerca è possibile scoprire che i leaders colpiti dalle varie “primavere” erano tutti (come Assad) dittatori laici che gestivano il potere reprimendo non solo le opposizioni interne ma anche l’integralismo dei Mullah, poi fatto proprio dai fanatici dell’ISIS. Tenuto conto della pervasività dell’Islam e della contemporaneità delle varie rivolte, si ritiene possibile che esse non rispondessero ad un unico disegno, tendente ad imporre la sharia in Paesi retti da regimi sicuramente dittatoriali ma, soprattutto, “non osservanti”? In quest’ottica la guerra che insanguina la Siria potrebbe essere letta come un conflitto religioso scatenato dall’integralismo e reso più complesso dalla mancata vittoria dello Stato Islamico causata anche dal determinante intervento dei Curdi. Se Daesh fosse riuscito nell’intento di abbattere Assad, il Paese sarebbe caduto nelle mani di una dittatura sicuramente più feroce, ma avrebbe conservato la propria unitarietà. Per contro la sconfitta dell’ISIS ha sollevato i timori dell’Iran, preoccupato per la presenza di una consistente minoranza curda insediata al confine siriano, spingendo il Governo ad appoggiare le forze di Assad. Analoghe preoccupazioni sono sorte in Turchia, dove risiedono 12/15 milioni di Curdi. Per esorcizzare il problema, Ankara opera su due fronti:
  • appoggia le frange più integralista dei ribelli, in funzione anti Assad;
  • ha occupato militarmente una fascia di circa 30 km in territorio siriano, proclamando la volontà di permettervi l’insediamento dei profughi curdi. In realtà, per creare uno stato cuscinetto ai propri confini in funzione anti curda.
In sintesi, ci troviamo di fronte ad una situazione drammatica, resa incandescente dall’intrinseca conflittualità islamica e dagli opposti interessi degli stati confinanti, a cui l’opinione pubblica mondiale sta assistendo con impotenza e/o indifferenza.

Roberto Giacalone

Autore dell'articolo.