Una serata tutta speciale

Lo scorso 18 giugno verrà ricordato da tutti i Soci di Magna Grecia per una serie di motivazioni in parte contrastanti:

  • il ricco menù, preparato dall’ormai noto ristorante Belvedere di Montegrotto;
  • la presenza di illustri personalità della cultura;
  • la splendida esibizione offerta dagli “Inesistenti”;
  • lo spettacolo di danza orientale presentato da un folto gruppo di “odalische”;
  • le esiziali conseguenze dovute ad un ospite indesiderato, il COVID, che ha falcidiato gli aspiranti ad “un posto a tavola”, costringendoli a restare segregati a casa e determinando ampi spazi vuoti nella sala del ristorante.

Teatro Greco di Agrigento

Lo scorso 9 aprile Magna Grecia ha cercato di ritrovare le proprie, ataviche radici organizzando una serata integralmente dedicata alla Sicilia ed alla sua ancestrale civiltà. Purtroppo la serata, magistralmente organizzata, ha visto l’assenza proprio della Presidentessa dell’Associazione. Carla, dopo aver speso tutte le Sue energie per dare vita all’evento, è stata colta da un improvviso malore che Le ha impedito di essere presente. E’stata egregiamente sostituita nella regia dell’incontro da Nino Scuderi e da Susanna Cinque ma, comunque, desidero farLe pervenire, a nome di tutti i Soci di Magna Grecia, i più affettuosi auguri di pronta guarigione. Forza CARLA, vogliamo rivederTi al più presto energica e pimpante come al solito!

Carnevale 2022

Anche per il Carnevale di quest’anno Carla è riuscita a raccogliere un numero di adesioni tale da saturare la sala che il ristorante “Tradizione” di Rubano Le aveva riservato e, come da “tradizione”, l’incontro è stato un vero successo. Tenuto conto che l’unica leggera pecca riscontrata era dovuta all’acustica del locale, si riporta – di seguito – il testo con il quale il socio Roberto Giacalone ha introdotto la serata, ricordando le origini della tradizione carnascialesca.

Performing arts

Nonostante i tentativi (per ora andati a vuoto) di alcuni burocrati di Bruxelles volti a cancellare la parola, anche quest’anno Magna Grecia da deciso di celebrare il Santo Natale così come vuole la nostra tradizione. Una consuetudine, quella del Natale, consolidatasi nel corso dei secoli e che, ormai, fa parte della nostra cultura, anche se la sua classificazione come “festività cristiana” non appare giustificata dalla storia.

Secondo molti studiosi le origini sia del nome della ricorrenza sia della data in cui si celebra devono essere ritenute pagane.

Ad esempio la scelta della data 25 dicembre, potrebbe essere ricondotta alla festa del Natalis Solis Invicti. Si trattava di una festività che i Romani erano soliti celebrare durante il periodo del solstizio d’inverno in onore del dio Mitra.

Ma alle origini del Natale sono collegate anche altre teorie.

Infatti il 25 dicembre è la data in cui veniva festeggiata la nascita di Osiride e di suo figlio Oro in Egitto. Ed è anche il giorno in cui si celebrava il dio Tammuz in Babilonia, figlio della dea Ishtar. Questa, in alcune rappresentazioni, veniva effigiata con il bimbo in braccio e un’aureola di dodici stelle.

Inoltre, sempre i Romani erano soliti celebrare tra il 17 ed il 24 dicembre i Saturnali, in onore di Saturno, il dio dell’agricoltura. Si trattava di festeggiamenti che prevedevano lo scambio di doni e l’allestimento di banchetti.

La prima menzione certa del Natale cristiano con la data del 25 dicembre risale al 336 e appare nel Chronographus, un calendario illustrato opera del calligrafo Furio Dionisio Filocalo. Probabilmente, come già accennato, la data fu scelta per sostituire la festa del Natalis Solis Invicti con la celebrazione della nascita di Cristo, che Malachia definì come il nuovo “sole di Giustizia”. In sintesi, possiamo dire che il Natale costituisce il caso probabilmente più significativo di assorbimento da parte del cristianesimo di un culto che i Romani avevano, a loro volta, assimilato da altre religioni.

E quindi uscimmo a riveder le stelle

Pensando alla cultura greca ed ai suoi tanti aspetti che tuttora ci affascinano ce ne è uno che coinvolge mito, riti, poesia e religiosità e che fa da sfondo alla concezione di vita dei greci: la Luce. Sono molte le figure mitologiche e cultuali che la ricordano ma possiamo dire che la più affascinante è quello incarnata da Efesto, divinità del fuoco, delle fucine e della metallurgia. La sua figura era così importante proprio perché grazie alla sua azione e al suo lavoro nelle fucine dell’Etna, la Luce diveniva elemento quotidiano, usuale, familiare, più vicina alla sensibilità di tutti. In tempi più moderni è nata l’espressione “Vedere la luce in fondo al tunnel”, dove il termine “luce” non perde il suo connotato di elemento vitale ma incorpora il valore di “spes”, speranza di uscire da una situazione angosciante, drammatica, lasciandoci alle spalle una profonda notte infernale per ritornare alla vita, per immergerci nuovamente nel rischiaramento onnicomprensivo legato ai raggi solari.